
A un anno e mezzo di distanza dalla consegna al Governatore Rossi del documento “La Toscana che vogliamo” da parte delle associazioni cooperative abbiamo fatto il punto con Giovanni Bellini, responsabile dell’area politiche regionali ed enti pubblici per Legacoop Toscana.
Come prima domanda partiamo dalla diagnosi: che Toscana è?
Si tratta di una regione in crisi economica e sociale da oltre un decennio, un territorio sempre meno industrializzato e meno aperto ai mercati internazionali rispetto alle aree più avanzate del Paese. Tutto ciò è dovuto certamente anche a fattori “esterni”, ma nella nostra regione c’è stato qualcosa in più: la crisi che stiamo vivendo si potrebbe infatti definire “dalle criticità strutturali”, soprattutto rispetto al nostro sistema produttivo, un insieme di piccole e piccolissime imprese che, alla prova dei fatti, stanno dimostrando di essere meno competitive.
Qui si inserisce il tema, fondamentale, della promozione e dello sviluppo delle filiere…
Le realtà che oggi riescono sono proprio quelle inserite in un discorso di questo tipo. Per questa ragione, noi siamo dell’opinione che lo strumento filiera debba essere debitamente sostenuto anche dalle istituzioni locali, e in particolare dalla Regione. Attorno alle filiere bisogna poi saper lavorare, in primo luogo introducendo i dovuti cambiamenti per migliorare la produttività: naturalmente, senza che ciò si traduca, come invece spesso avviene nell’impresa capitalistica, in riduzione dei posti di lavoro. La cooperazione vuole affrontare questo passaggio irrobustendo la produttività senza danneggiare la buona occupazione: del resto, e i dati lo testimoniano, questo è quello che le imprese cooperative sono riuscite a fare ma senza una ripresa dell’economia nel 2013, il ruolo fin qui svolto dalla cooperazione nella creazione e nel mantenimento dell’occupazione è destinato a ridimensionarsi.
Quali le politiche regionali che potrebbero sostenere e promuovere l’economia cooperativa?
Innanzitutto stiamo chiedendo alla Regione di rivedere la legge regionale sulla cooperazione, una norma che ha dato buoni risultati ma che pensiamo debba essere rivista e implementata. Un secondo punto riguarda il problema della capitalizzazione dei Confidi: quello che stiamo chiedendo è che
A che punto siamo, invece, con il “discorso acqua”?
Posso dire che ci siamo impegnati a presentare uno studio di fattibilità per l’ingresso della cooperazione di utenza nella gestione di alcuni servizi pubblici essenziali, e in particolare per il settore idrico. Pensiamo di poter presentare il tutto alla Regione entro la fine dell’anno. In coerenza, voglio sottolinearlo, con l’esito del recente referendum sul tema: una presenza partecipata degli utenti può infatti rappresentare, tra le altre cose, una garanzia affinché l’acqua sia e rimanga, effettivamente, un bene per tutti.
Per gentile concessione "Corriere Nazionale"(http://www.corrierenazionale.it/). La sezione del sito che si occupa di cooperazione è (http://www.corrierenazionale.it/mondocoop)